Tumore della Tiroide
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I tumori della tiroide
I tumori maligni della tiroide o carcinomi sono in genere tumori ben differenziati. Il carcinoma papillifero e il carcinoma follicolare rappresentano la maggioranza di tutti i tumori della tiroide, circa l’85%. L’incidenza è cresciuta nel corso dell’ultimo decennio.
La diagnosi di neoplasie di piccole dimensioni, cioè minori di 2 cm con aumento della quota di quelli minori di 1 cm, si spiega anche con l’uso generalizzato dell’ecografia, da cui la possibilità della diagnosi e del trattamento precoce.
La sopravvivenza a distanza di 5 anni dall’intervento chirurgico è superiore al 95%, in altre parole è una neoplasia a lento accrescimento, aggredibile, curabile.
Nella maggior parte dei casi la sola chirurgia è curativa. In caso di tumore del diametro minore o uguale ad 1 cm ed in assenza di segni di malattia non c’è indicazione a trattamento successivo.
Di cosa necessita la cura del tumore
1. Intervento chirurgico
L’intervento chirurgico occorre che sia precoce e quanto più possibile radicale.
La completezza dell’asportazione della ghiandola e dei linfonodi del collo interessati è in grado di condizionare in maniera determinante il trattamento successivo e la sopravvivenza a distanza. In altre parole quanto più precoce è la diagnosi ed il trattamento chirurgico tanto più la possibilità di guarigione si avvicina al 100%.
L’ecografia pre-operatoria permette di studiare la lesione tiroidea e i linfonodi del collo. I caratteri accertati determinano l’indicazione ad una asportazione della ghiandola, tiroidectomia totale, e dei linfonodi “centrali”.
L’asportazione dei linfonodi laterocervicali necessita sempre di una diagnosi di natura sul linfonodo mediante ago aspirato.
L’asportazione della ghiandola o della ghiandola e dei linfonodi centrali non comporta un particolare stress per il paziente. Si pratica una tiroidectomia e linfoadenectomia (asportazione dei linfonodi) con tecniche mini invasive, il recupero è molto rapido, la cicatrice è in genere di piccole dimensioni ed esteticamente accettabile.
2. Stadiazione della malattia
La stadiazione della malattia è post-operatoria e permette di formulare una prima prognosi, di gestire la malattia, di scegliere la strategia successiva.
Deriva dallo studio dell’esame istologico definitivo, delle caratteristiche del paziente (età’, sesso’, familiarità, etc), dell’esame scintigrafico dopo eventuale trattamento con radioiodio.
Si possono verificare tre situazioni:
- Il paziente a basso rischio è stato sottoposto ad intervento chirurgico di tiroidectomia totale, non presenta metastasi locali o a distanza, non evidenzia invasione locale di malattia (strutture del collo), è affetto da un tumore non aggressivo, non presenta invasione vascolare da parte delle cellule tumorali, non presenta captazione scintigrafica oltre il letto tiroideo dopo radioiodio.
- Il paziente a rischio intermedio evidenzia metastasi ai linfonodi del collo o invasione microscopica locale (strutture del collo) o captazione oltre il letto tiroideo alla scintigrafia post radioiodio o è affetto da un tumore aggressivo o presenta invasione vascolare.
- Il paziente ad alto rischio evidenzia invasione locale, resezione ghiandolare incompleta, metastasi a distanza, tireoglobulina sproporzionata rispetto alla scintigrafia.
3. Trattamento post-operatorio con radio-iodio, quando prescritto.
In caso di tumore della tiroide, la terapia non ha nulla a che vedere con i trattamenti chemio e radioterapici e quindi con gli effetti collaterali degli altri tipi di tumore. La tiroide è per natura avida di iodio, soprattutto in condizioni di mancanza di ormone tiroideo (ipotiroidismo, asportazione chirurgica della ghiandola).
Dopo l’intervento chirurgico ed in prossimità del trattamento con radioiodio è necessaria la sospensione dell’assunzione degli ormoni tiroidei, in questo modo si genera ipotiroidismo. Grazie a questo meccanismo è possibile somministrare iodio radioattivo che sarà assorbito quasi esclusivamente dai piccoli residui tiroidei del collo (quando presenti). La radioattività dello iodio determinerà la morte delle cellule residue e la sterilizzazione del collo. Non ci sono effetti collaterali legati all’assunzione di iodio radioattivo piuttosto all’ipotirodismo necessario per aumentare l’avidità dei residui.
Negli ultimi anni, per risolvere anche il problema dell’ipotiroidismo, è disponibile un farmaco che mima “chimicamente” l’ipotiroidismo (thyrogen) e stimola l’assorbimento dello iodio radioattivo. In questo modo si evitano gli effetti collaterali dovuti alla sospensione della terapia ormonale tiroidea.
La terapia è ripetibile. Ci sono rare eventualità in cui il radioiodio non riesce a debellare le cellule tumorali. In questi casi è indicato un trattamento chemioterapico o radioterapico specifico.